
Il turismo degli stranieri in Italia è molto variegato e fondamentale. Vi siete mai chiesti da dove arrivino i turisti che visitano il nostro paese?
Ecco, costituiscono una parte molto importante delle presenze nel nostro paese. Per una visione completa, potete leggere gli altri due articoli dedicati al turismo in Italia nel 2020, coronavirus compreso. Eccoli qui: “Il turismo in Italia: un excursus dalla nascita al 2020 (e infografica)” e “Estate 2020 e coronavirus: che scenario si prospetta?“.
I flussi esteri che hanno maggior peso economico provengono in misura maggiore dall’Europa: il 79% delle presenze in Italia sono europee.
Osservando da vicino la distribuzione geografica dei turisti in arrivo, spicca su tutti
- la Germania, con il 27 % delle presenze straniere, con circa 59 milioni di presenze.
Successivamente, con un grande distacco, troviamo
- gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito, con rispettivamente 14,5 milioni, 14,2 milioni e 14 milioni di presenze;
- i Paesi Bassi, la Svizzera, l’Austria (rispettivamente con 11 milioni, 10,7 milioni e 9,5 milioni);
- la Polonia e la Spagna (entrambe con 5,7 milioni);
- la Russia e la Cina (con 5,4 e 5,3 milioni di presenze).
Tutti questi flussi turistici producono normalmente una spesa totale di 45 miliardi di euro: il 54% deriva dall’attrattività delle regioni del Nord Italia, che sono purtroppo le maggiormente colpite dal virus.
Va da sé che quest’anno, il 2020, esiste un problema: il coronavirus causerà una perdita consistente proprio nelle regioni che ogni anno ospitano la gran parte del turismo straniero, sia per business che per cultura e svago.
In situazioni normali, da Maggio i paesi stranieri iniziano a viaggiare maggiormente. Se proprio nei mesi prossimi ci continuerà ad essere presumibilmente un certo distanziamento sociale ed una probabile limitazione agli spostamenti di vario grado, purtroppo il settore turistico rischia di subire le maggiori perdite, in termini economici e di presenze, in quanto tutto ciò accadrà proprio nel periodo che sarebbe stato più proficuo.
Precisamente, il 50,5% è il tasso di internazionalità medio delle regioni italiane e i flussi stranieri si concentrano in specifiche aree, spesso per motivi differenti.
Le motivazioni vanno da quelle linguistiche a quelle legate al business e all’immaginario collettivo degli stranieri.
La provincia di Bolzano vanta il 69% dei turisti stranieri, specialmente tedeschi. Successivamente troviamo, in ordine, il Veneto, il Lazio, la Lombardia, il Friuli, la Toscana, la Sardegna e la Sicilia.
Di conseguenza le regioni del Nord potrebbero subire maggiormente gli effetti del coronavirus nel settore turistico. Il turismo degli stranieri, sia per motivi interni ai propri paesi, sia per i limiti imposti eventualmente dall’Italia, subirà un arresto in quanto essi non visiteranno serenamente i luoghi che abitualmente visitano.
Le due Isole potrebbero soffrire lo stesso effetto anche perché i mezzi di trasporto, aerei e navi, potrebbero presentare sia una riduzione dei voli e delle traversate, sia un costo dei biglietti più alto del solito (per compensare il calo delle vendite). Se un aereo non potrà viaggiare a pieno carico, è plausibile che alcune compagnie decidano di non programmare un numero di voli come in un periodo normale, esattamente come è successo dal mese di febbraio in poi.
Le località che sono maggiormente interessate dall’internazionalizzazione con relativi tassi, sono riportate nella tabella sottostante.
Le località lacuali e marittime sono le più interessate dal turismo degli stranieri e potrebbero soffrire tantissimo della mancata presenza di questi. Si va da un tasso di internazionalità dell’81,7% di Riva del Garda, al 94,5% di Limone sul Garda.

La stagionalità paese per paese. Quando si spostano i turisti stranieri per visitare l’Italia?
Mentre gli italiani iniziano a viaggiare dalla chiusura delle scuole in poi, il turismo degli stranieri si muove mediamente da maggio.
Nello specifico, ciascun paese presenta una stagionalità che cambia per motivi geografici e socioeconomici. Le presenze degli Stati Uniti d’America hanno una concentrazione media mensile più elevata di altri paesi da marzo a giugno. Quindi, nel 2020 gli U.S.A. non concorreranno ad occupare una grossa fetta negli arrivi degli stranieri, creando così una perdita cospicua per l’economia turistica italiana. Inoltre, essendo anche uno dei paesi più colpiti dal coronavirus, si presume che terrà chiuse le frontiere ancora a lungo. Idem per la Cina, che ha una concentrazione media mensile di presenze da gennaio ad aprile.
I paesi europei, fra cui la Francia e i Paesi Bassi, presentano abitudini simili a quelle italiane. Le loro presenze sono concentrate nel periodo estivo. La Germania, come già detto, è il paese con il più alto numero di turisti che scelgono il nostro paese per le vacanze sia durante l’estate, sia a Maggio.
Conseguenze del coronavirus su altre tipologie di attività
Detto ciò, è molto chiaro come il settore del turismo soffrirà le conseguenze del coronavirus. Non parlo solo delle strutture ricettive che, a livello nazionale, vedranno un calo delle presenze, o dei mezzi di trasporto. Mi riferisco anche di tutti i settori trasversali: servizi culturali, ristorazione, agenzie di viaggio e tour operator, assicurazioni, servizi sportivi e ricreativi.
La vita sarà più facile per i ristoranti e i bar che hanno la possibilità di sfruttare un ampio spazio all’aria aperta. Sarà molto più complicato invece per i localini raccolti che non hanno spazi esterni o per le attività che normalmente si svolgono in spazi chiusi. Un’idea per queste tipologie di attività è fornire il loro servizio su turni. Penso ad esempio a pranzi e cene organizzati meticolosamente in doppi o tripli turni, per aumentare il numero di coperti in una sola mattinata o serata. Forse non è il massimo per il tipico modo di fare italiano, caloroso e conviviale, ma potrebbe essere un modo per affrontare meglio i prossimi mesi.
Nella gran parte di questi settori, in misura variabile, il servizio non è immagazzinabile né è possibile tradurlo in qualcosa di più tangibile e concreto da vendere al turista. Se per un ristorante è più semplice continuare a lavorare con le consegne a domicilio, una camera invenduta a maggio è persa. Non è possibile tradurre il soggiorno in qualcosa di concreto. Se un’attività di consulenza può modificare il suo lavoro in attività gestite online, per le strutture ricettive il discorso è più complicato in quanto il soggiorno prevede una certa interazione interpersonale, nonché spostamenti.
N.B. Tutti i dati sono estrapolati da touringclub.it e gli approfondimenti sono fatti sulla base di TCI e il sito di riferimento
Se ti è piaciuto questo articolo sul turismo degli stranieri, non perderti gli altri due per avere una visione completa del settore in Italia nel 2020 in seguito al coronavirus.
Eccoli qui: “Il turismo in Italia: un excursus dalla nascita al 2020 (e infografica)” e “Estate 2020 e coronavirus: che scenario si prospetta?“.